San Gavino Monreale, 22 dicembre 2017
Si è tenuto un convegno sulla figura della grande Eleonora d’Arborea presso il Teatro Comunale di San Gavino Monreale.
Il professor Duilio Caocci, docente di Letteratura italiana, Letteratura
sarda e Letterature regionali dell’Università di Cagliari, nel corso del
convegno ha dedicato agli studenti dell’Istituto importanti e pregevoli riflessioni
su Eleonora
d’Arborea, in occasione dell'Intitolazione.
Dopo aver puntualizzato sui 4 giudicati e su come
attualmente i sindaci del territorio promuovono la valorizzazione di Eleonora
attraverso attività culturali e artistiche di pregevole fattura, il discorso si
è concentrato sull’eroina sarda e su come un personaggio antico può servire a
ricostruire il futuro, come ha evidenziato il Dirigente Scolastico Susanna
Onnis. Un personaggio antico, da cui trarre spunto per costruire il futuro, può
servire a indicare una via alle comunità per rappresentarsi collettivamente,
non individualmente.
Eleonora non è solo un personaggio storico. Il prof. Caocci ci informa che
anche il mondo universitario sta costruendo discorsi scientifici su Eleonora e
che nell’arco di pochi anni sono uscite due edizioni critiche della Carta de
Logu, un fatto insolito perché le edizioni critiche durano almeno una generazione.
Una di queste edizioni è curata dalla prof.ssa Murgia all’interno dell’Università di Sassari; un’altra è stata pubblicata da una filologa romanza
che opera nell’Università di Cagliari, che ha rivisto sul piano storico la
Carta de Logu, la legge di Eleonora e del suo giudicato.
Gli storici però hanno ridimensionato il peso politico di ELEONORA. Colui
che fa il grosso delle azioni è Mariano IV.
Prof. Caocci prosegue chiedendosi i motivi per cui Eleonora diventa utile
per il presente. In questi 600 anni è successo molto alla figura di ELEONORA,
non da un punto di vista storico, ma da un punto di vista interpretativo
e da un punto di vista
della percezione. Eleonora ha attraversato quel tempo, suo malgrado.
I periodi di maggior riferimento per noi sono quelli dell’800, quando si
formavano gli Stati nazionali con il processo risorgimentale e bisognava
trovare le basi dell’identità in Sardegna e in tutta la penisola. Bisognava
trovare le basi dell’identità forte nelle nazioni europee. Il dibattito è stata
vivace e la Sardegna vi partecipava a vari livelli.
Il canonico Giovanni Spano, per
esempio, (Ploaghe, 3 marzo 1803 – Cagliari, 3 aprile 1878) è stato un archeologo, linguista, etnologo, docente universitario e presbitero italiano, ha condotto una
grande ricerca archeologica e letteraria. Ha pubblicato una raccolta di poesie
sarde, un dizionario della lingua. Per un uomo così, che cosa poteva essere
Eleonora? Era certamente una regina, una
regina in nome di Dio, non dipendendo da nessuna investitura esterna e non
in nome del re di Sardegna e Corsica. Per lo Spano, Eleonora era colei che
aveva usato la lingua sarda per lo stato di diritto, non solo come lingua in
cui i sardi dovevano capire la legge, che stabiliva un segmento importante
dell’identità dei sardi, ma per Giovanni Spano, Eleonora era importante anche nel
medioevo, nel momento della formazione della modernità. Ci sono i primi
documenti del francese antico, dell’italiano antico e appaiono anche i primi
documenti del sardo!
Il ritratto identitario dei sardi si costruiva in modo compatibile con i
modelli di ricerca europea, insieme all’identità dei francesi, dei tedeschi, degli
italiani, dell’Europa. Eravamo diversi, ma non così diversi da essere
centrifughi, da essere preoccupanti, diversi dentro un modello epistemologico
uguale, quindi pacificante.
E allora se questo doveva essere per Giovanni Spano, immaginatevi allora
che cosa doveva essere Eleonora per gli autori dei romanzi storici.
Nel tardo 800 in Sardegna si scrivono tanti romanzi storici. Che cosa
doveva essere Eleonora per gli autori dei romanzieri. Nel tardo 800 in Sardegna
esistevano tantissimi romanzi storici.
Per essi, Eleonora era una regina valorosa che combatteva per i sardi, perché il romanzo storico serve a costruire l’etica dell’entità nazionale di
qualunque dimensione siano le nazioni. Nazione intesa come spirito di un
popolo.
In ogni epoca la figura di Eleonora viene addomesticata alle esigenze del
tempo, legittimamente, perché queste sono le figure che ci servono oggi, prima
che nella storia.
La scienza ha in dovere di studiare che cosa fu Eleonora, ma la scienza può
studiare che cosa fu Eleonora solo attraverso le rappresentazioni di Eleonora.
Anche i bravissimi ragazzini nel filmato, prosegue prof. Caocci, ci hanno dato
tantissime notizie storiche. Ci hanno mostrato tutti i dati che riguardano
Eleonora in relazione all’architettura, ai frammenti di storia che abbiamo e
ancora ci restano di quel tempo.
Passiamo al 900, il secolo più vicino a noi. Che cosa ne ha fatto il 900 di
Eleonora? Raimondo Carta Raspi si è
occupato ampiamente di Eleonora al principio del 900. Carta Raspi era un
direttore di riviste, libraio, un editore che pubblicava studi sardi, uno
storico che studiava in chiave sardista la storia, una figura poliedrica che si
è occupato anche di ricerche su Eleonora e ancora sono di riferimento. Eleonora
apparteneva a quell’unico tempo in cui i sardi avevano goduto di una libertà e
di una considerazione internazionale che poi non avremo più. La Sardegna
appunto parlava con la sua lingua in relazione con altri Stati potentissimi del
Mediterraneo. Eleonora era sposata con uno delle famiglie più potenti, ancora
oggi, di Genova: I Doria. Eleonora poteva colloquiare, anche il padre Mariano,
con Pisa mandando documenti in sardo!
La lingua era proprio un marcatore dell’identità e per uno come Carta Raspi
doveva essere appetitosissimo questo modello di interpretazione e che poteva
trovare riscontro nei documenti.
Avvicinandoci ai nostri giorni, il Caocci ricorda Giuseppe Dessì. Nel 1964
Giuseppe Dessì (1909-1977) pubblicò Eleonora d’Arborea, racconto
drammatico in quattro atti, con una protagonista che “ha solo un riferimento
occasionale e fortuito con la figura storica”. Intendeva, cioè, costruire un
personaggio letterario da valutare soprattutto nella dimensione umana e nei
sentimenti da cui è animato. Dessi pubblica un dramma, ma questo
scrittore era anche un romanziere. Scrive un dramma perché cercava una via per
essere il più oggettivo possibile. Era un grande democratico con una grande
propensione sardista. Dessì descrive Eleonora non più come regina, o meglio,
non è più interessante solo la regina, ma è la regina nella sua biografia. Allo
scrittore villacidrese interessa la vita pubblica della regina ELEONORA,
autrice anche delle leggi. E’ la sua vita privata che descrive Dessì, figlia
che perde il padre e la sorella per la ragion di Stato per le battaglie politiche, di madre che deve proteggere il figlio e non lo vuole consegnare
come ostaggio agli aragonesi.
La figura di moglie che
confligge con il marito a “Pittorra Parada”, come si dovrebbe dire, con
orgoglio, combatte contro il marito e disattende i consigli della classe
dirigente da cui è circondata.
L’eroina passa attraverso
prove drammatiche riguardanti la famiglia d’origine, il rapporto col marito e i
figli, con il giudicato d’Arborea e con il popolo che deve governare. Ha la
forza morale necessaria per affrontare la difficile situazione, sa analizzare i
problemi con finezza intellettuale e compie scelte non convenzionali.
Per Dessì, un altro tratto importante
di Eleonora è il fatto che la sua forza non è un atto feudale, attribuito da
qualcun altro. La forza di Eleonora è nella COMUNITA’ che guida le sue azioni.
E Dessì nel dramma fa dire frasi importanti a Eleonora - “io sono come loro”, “io
agisco per conto loro” e il popolo naturalmente non è l’idea moderna che si ha
oggi. Tuttavia a Dessì dava l’idea di una Sardegna governata grasso modo
democraticamente pur in presenza di una figura di regina.
Più recentemente è uscita
infine la Vita di Eleonora d’Arborea, Principessa medioevale di Sardegna
curata da una grande scrittrice di origine sarda – Bianca Pitzorno, che ha fatto un’operazione esaltante. Ha scritto
un romanzo storico novecentesco. Ha costruito il profilo di questa eroina anche
sulla base di indizi che emergono dalla biografia. In questo libro l’autrice la
definisce Principessa medioevale di Sardegna. La biografia venne pubblicata per
la prima volta nel 1984 dalla casa editrice Camunia. Nel 2003 , il libro venne
ristampato e successivamente furono pubblicate altre ristampe. La nuova
versione venne pubblicata nel 2010 dall'Editore Arnoldo Mondadori nella collana
Oscar Storia. Bianca Pitzorno racconta quindi la biografia romanzata di un
personaggio storico realmente esistito, la giudicessa sarda Eleonora d’Arborea.
Per portare a termine questo libro, l’autrice ha svolto numerose ricerche in
archivio, per potersi documentare sulle fonti prima di raccontare la storia
della donna che promulgò Carta de Logu.
Con Bianca Pitzorno abbiamo
la grandezza di una donna. E’ venuto fuori anche dai discorsi dei
rappresentanti politici – Una figura di donna. Questo fatto, continua prof.
Caocci, è compatibile con l’idea che Dessì aveva sulle donne. Ecco perché sceglie
Eleonora. Altrove Dessi aveva detto che gli uomini di potere in Sardegna
mancano di una virtù molto utile all’esercizio del potere: la fantasia. Per Dessì, solo due donne, “due uomini”, hanno avuto
fantasia nell’esercizio della loro arte o della politica. Queste sono Grazia Deledda e Eleonora d’Arborea. Quando
agiscono le donne, e questo lo diciamo anche in lode alla Dirigente scolastica,
prosegue prof. Caocci, quando le donne sono al governo, tutto funziona secondo
ordine. A differenza dei maschi, le donne si distinguono per giustizia e ordine.
Prof. Caocci invita quindi la nostra generazione,
anche con la scuola, a creare una nuova Eleonora. Una Eleonora che ci dia il senso giusto della comunità, della fantasia, della gustizia, dell'ordine e in particolare del futuro.